Associazione DREAMTIME

Carillon (Ylenia Maria Tattoli)

Carillon (Ylenia Maria Tattoli)

Terlizzi - Italia
Coach

“Abbiamo lavorato su un progetto: il racconto di due innamorati, un poeta e la Puglia, raffigurata come una donna.
Abbiamo cercato di vivere e quindi di raccontare questa magnifica storia d’amore.”

Scena 1

Poeta – Correvamo scalzi e c’era una felicità costante. Il vento oscillava sui nostri abiti, pieni di terra e vita. Le tue piccole mani combaciavano perfettamente con le mie. I capelli si muovevano nella luce. Il crepuscolo metteva in risalto i tuoi zigomi forti che si addolcivano ad ogni sorriso. Ti dicevo che non potevo stare bene altrove. Che senza di te questa vita non avrebbe avuto senso. Ti ricordi quando mi bastava guardarti nei viali per capire che la felicità fosse a portata di mano? La tua. Forse mi sbagliavo o semplicemente ora vedo le cose in modo diverso. Prima o poi tocca crescere a tutti e così l’ho fatto anch’io. Ora che sono lontano, Apulia, mi rendo conto che posso continuare a vivere come voglio realmente. Quassù la vita non è male, va avanti senza sosta, ho trovato la mia dimensione… 
Mi manchi.

Apulia – Io e te giocavamo nei vicoli stretti, stretti e quel profumo di bucato lo sento ancora. Siamo cresciuti lì, insieme.

Correvamo tantissimo, eravamo sempre sudati, con i piedi sporchi di terra e la pelle che odorava di salsedine. Siamo maturati come i gelsi che raccoglievamo dagli alberi. 

Te lo ricordi? Tu avevi paura di salirci, io ti dicevo: “Dai vieni, si sta bene qui!”, “No, soffro di vertigini”.

Allora mi arrampicavo e te li porgevo da lassù. Erano rossissimi, macchie indelebili che ci coloravano le dita. I nostri desideri erano rosso gelso. Ognuno aveva il suo: il mio era restare sempre uguali. 

Poeta – Siamo cambiati! Tu volevi solo vento e corse ma io no. Avevo bisogno di combattere per le mie parole, farle volare libere. Volevo respirare e vivere di scrittura ma con te non era possibile. Non ci crederai, ma qui ho trovato la mia dimensione. L’altro giorno ho firmato il mio primo contratto, uno di quelli veri. Sono costantemente ispirato, lavoro a più progetti contemporaneamente, anche i miei colleghi sono soddisfatti del mio lavoro. Se tutto andrà come previsto addirittura avrò una promozione! Laggiù potevo solo immaginare queste cose.

Sto realizzando ciò che per me è sempre stato importante. Scrivere, scrivere, scrivere fino a tardi e arrivare a casa sfinito, ma felice…

Mi manchi

Scena 2 - Monologo Apulia

A te non manca la nostra vita? Come stai?

Io tiro avanti, se proprio lo vuoi sapere. Rimango qui ancorata, ciò che mi scuote è solo il vento.

Che cosa scrivi? Prima mi dicevi tante cose fra le righe. A chi stai scrivendo? Lo sai che sono gelosa. È più bella di me? Mi pensi mentre sei con lei?

Non puoi avermi dimenticata così, le radici non si dimenticano mai.

Lei è pallida, ha le mani sempre fredde. Ti vengono i brividi quando ti accarezza, vero?

Quelli sono di brividi di freddo, mica come quelli che avevi con me.

Milano, Milano, Milano, cosa diavolo ha questa Milano che io non ho? 

Mi vuoi punire, perché io non sono in grado di farti realizzare!

Ma quanto costa realizzarsi nell’infelicità? I soldi per pagare quel conto Milano te li dà?

Scusami se faccio la stronza, è che mi sento imponente. Vorrei darti tutto quello che desideri ma non riesco.

Guardami? Davvero quello che sono non ti basta?

E non rispondere. Non voglio più sentirtelo dire. Non puoi avermi dimenticata, non ci credo.

Scena 3 - Poeta e datore di lavoro

“Non posso continuare a lavorare qui. Grazie per questa opportunità, grazie per la promozione, ma ora devo andare. La mia scrittura qui è vuota, ho bisogno di riprendermela. A lei può piacere ma a me no.

Solo sulla mia terra sento vivere la scrittura. Lei sa che significa poterla respirare? Quando torna a casa come si sente? Perché io mi sento un insieme di pagine vuote riempite di un inchiostro che non è il mio. Ci sono fiumi di parole bellissime ma non quella che cerco io: la più vera, capace di restituirmi la vitalità che ora dentro di me sento man mano svanire.  

Io questo non posso permettermelo. Non posso essere lontano da lei che mi fa star bene.

Ora devo riprenderla. Devo tornare.

Scena 4 - Incontro

– Cosa ti aspetti che ti dica?

– Non devi dirmi niente.

– Ti piacerebbe.

– Allora butta fuori tutto. Me lo merito.

– Tu pensi sempre di meritarti qualcosa che non c’è.

– Mi merito il tuo odio.

– Appunto! Non c’è, e credimi tremo dalla voglia di odiarti con tutta me stessa…

– Ma non riesco.

– Non riesco, sì! Se non fosse per quella faccia che hai, sarei stata terra arida!

– Ci ho provato anch’io.

– A inaridirti?

– E ad odiarti.

– Buttandoti nelle braccia di un’altra? Interessante modo di odiare qualcuno.

– L’ho fatto quando mi hai detto che non avevi più nulla da offrirmi!

– Io ti dicevo solo che nessuno può offrire altro oltre sé stesso, ma tu non volevi capire, ti serviva non farlo per potertene andare! Cosa pensavi di trovare fuori da me?

– Un lavoro.

– E nient’altro?

– A te un lavoro non sembra abbastanza?

– Niente lo è se una volta a casa chi ti accoglie è l’assenza.

– L’ho capito una volta conosciuta. Era con lei che passavo i miei giorni, non con un’altra!

– Cosa ti aspetti che faccia adesso?

– Solo sederci sotto l’albero di gelsi rossi.

– Ho passato notti intere lì sperando che tu tornassi.

– Ho fatto un po’ di ritardo.

– Il fatto che io sia legata qui non significa che lo debba essere anche a te per sempre.

– Lo so. E all’assenza poi si è unita la paura di perderti. Mentre perdevo me stesso.

– E adesso? Ti sei ritrovato?

– Chiunque ti respiri, Apulia mia, è destinato a ritrovarsi.

– Ti odio.

– Ci sei riuscita finalmente.

– Mi fai diventare incoerente.

– Amo anche questo di te.

– Ami anche le mie ombre?

– Soprattutto quelle. È lì sotto che ci riposeremo quando sarà il tempo, sulla pelle, di fare finalmente la pace.

Scena 5 - Voce poeta

Ora finalmente posso fondermi con te. Voglio essere seppellito sotto quel portale, vicino il gelso dove tutto ha avuto inizio. Qui va tutto bene. La masseria ogni giorno è piena di ragazzi e ragazze che vogliono saperne di poesia. L’avresti mai detto che sarei stato in grado di insegnare? “Non si campa con la scrittura” questo mi sentivo ripetere, fino allo sfinimento. Ero il pazzo che parlava di tutte quelle cose che altri non vedevano.

Grazie a te ho scritto le pagine della mia esistenza. Hai nutrito la mia sete di meraviglia ogni giorno. Ho accolto la pioggia con gioia perché sapevo sarebbe stato nutrimento per i tuoi frutti. Quando si alzava un po’ il vento sapevo coglierli al momento giusto. Ti ho abbracciato e tu mi hai tenuto vivo per tutto questo tempo. Sono scappato e tornato, ci siamo detestati, ma è in te che ho realizzato me stesso. Ero infelice lontano, vivevo solo l’illusione di essere vero.

Ricordi le lacrime? E le battaglie? Sei stato l’unico teatro della mia vita, e su questo palcoscenico abbiamo costruito la nostra esistenza. Saremo per sempre vicini a quel gelso.

Possiamo tornare a respirare, io e te. Correre sempre più lontano. Scalzi, guidati dal vento delle nostre emozioni.

L’unica cosa che non riesco a perdonarmi, mentre tu l’hai fatto, è essere andato via quel giorno.

Ma ora so che c’è tutto il tempo per rimediare.

Abbiamo l’eternità per farlo. Aspettami.

Scena 6 - Finale - Voce Apulia

L’amore… 

Spesso cerchiamo soluzioni in nuove persone, in viaggi, in storie che non sembrano le nostre e ci sfugge come una risposta possa essere nella banale evidenza di ciò che già esiste, e ci è accanto e alle volte ci bacia le labbra, la notte.

L’amore ci squarcia e ci sana, come fanno le radici degli alberi, alle volte nutrono altre distruggono. 

Noi ci siamo fatti questo, per tutta la vita, in un equilibrio di incessante passione. 

Ci siamo intrecciati, ci siamo invecchiati. 

È stato bello vedere i tuoi capelli diventare bianchi come la neve su di me in quei rari inverni che alle volte mi prendono.

È stato bello aspettare ogni anno farsi rossi i gelsi e portarteli, mentre asciugavi la fronte nei campi e mi dicevi che ero bella.

Resta, te lo dissi piano quel giorno, coltiva questa terra, guardala crescere rigogliosa e raccogli i nostri frutti. 

Questa è diventata la nostra passione. 

Le nostre mani su un bocciolo, i nostri piedi nel fango. 

Sporchi. 

Siamo stati sporchi di felicità per il resto della nostra vita. 

Una vita semplice, ma perché complicarla… 

Perché continuare a rincorrere l’ambiziosa infelicità. 

Fatti polvere adesso amore mio, fatti terra. 

Chiudi gli occhi senza paura, io resto qui ad aspettarti, sotto l’albero dei gelsi rossi, c’è la nostra eternità.

Giampiero Granata

Giampiero Granata

Gaeta - Italia
Scrittore

Romantico rottame, apolide, nuotatore nel vento. 

Vivo leggendo albe e scrivendo tramonti.

Emma Malerba

Emma Malerba

Terlizzi - Italia
Scrittrice

Non mi piace mai introdurmi. 
Preferisco lasciare tracce di me fra le righe di quello che racconto. 
Ci sono delle cose che faccio perché mi fanno stare bene, come scrivere “da Milano a Ovunque” su Skyscanner per sognare di andare in un posto a caso e poi prenotare davvero, come perdermi tra gli sguardi dei passanti, provare a immaginare quale sia la loro storia, quali siano le esperienze che hanno cambiato il loro modo di percepire la vita, cosa faranno appena tornati a casa (ma di solito non gli stalkero). 
Ma se proprio vi interessa sapere qualcosa in più su di me, sono nata in Puglia e mi sono trasferita a Milano quattro anni fa per studiare Economia e gestione dei beni culturali e dello spettacolo, ora sto frequentando un Master in Performing Arts Management perché il teatro è la mia più grande passione e vorrei comprendere come promuoverlo al meglio. Adoro viaggiare e poi riportare su carta quello che ho visto e sperimentato, per rileggerlo e ricordarmelo, fra qualche anno. 
Molte cose le tengo per me, perché mi piace leggerle ad alta voce e vedere in tempo reale la reazione del mio ascoltatore, e poi mi piace il rumore della penna sul foglio, ma, con i tempi che corrono, ecco che anch’io ho aperto un blog.